Wednesday 13 June 2012

L'Italia di nuovo in ginocchio

E sei mesi dopo lo spread tornò quasi a 500 punti, quella soglia fatidica che fece cadere il governo Berlusconi. Capiamoci subito, non è certo colpa solo di Monti, come non era colpa del solo Berlusconi. L'Europa sembra essere governata da inetti ed incapaci che hanno creato la crisi e disseminato il panico per 3 anni. E non sto parlando dei greci. L'ultima pantomima sulle banche spagnole è morta nell'arco di un mattino. L'ennesimo salvataggio dell'Euro, nuovamente fuori tempo massimo e senza nessun piano che superi le 2-3 settimane, si è rivelato un flop. Per 3 anni non si sono riformate le banche ed ora queste sono di nuovo in crisi, nonostante tutta la liquidità fornita dalla BCE. Ed ora l'EFSF ha dato 100 milardi alla Spagna che li girerà alle sue banche che li useranno per comprare titoli del debito spagnolo. Come dare alcol ad un ubriaco cronico. I mercati hanno capito subito che si tratta di un cerotto rotto e non di un vero piano di salvataggio, e le borse, invece di salire, sono crollate.
Con il panico ai massimi livelli, l'attenzione della speculazione è tornata a concentrarsi sull'Italia. Situazione molto diversa da quella spagnola ma invece piuttosto simile a quella greca con un debito pubblico altissimo che lo Stato rischia di non essere in grado di servire. E qui veniamo alle colpe di Monti. La sua austerity ha riportato l'Italia in recessione. Il perchè lo si capisce subito vedendo il seguente grafico

http://www.economonitor.com/rebeccawilder/files/2012/06/gdp_italy.jpg
fonte: http://www.economonitor.com/rebeccawilder/2012/06/11/the-italian-economy-is-sliding/


Tutte le componenti del PIL sono in caduta libera rispetto al 2009, a parte le esportazioni che registrano comunque un rallentamento negli ultimi mesi. Nulla è stato fatto per la crescita, anzi con l'aumento delle tasse si è data una mazzata al consumo privato - e non sono ancora state pagate IMU e la nuova IVA. I frutti dell'austerity sono sotto gli occhi di tutti. Economia in affanno, debito che cresce, tassi di interesse alle stelle. Alla faccia delle riforme strutturali e della fiducia dei mercati.
In realtà quello che si sarebbe dovuto fare è incentivare investimenti e consumo. Nessuno dice che fosse facile, ma non ci si è neanche provato. La ricetta rimane sempre la stessa: patrimoniale pesante sui redditi più alti, magari unita a dismissioni mirate del patrimonio pubblico, ma non di quello produttivo (leggi Finmeccanica, ENI, ENEL). Usare questo contante per ridurre sostanzialmente il debito, possibilmente cercare di portarlo intorno al 100% ed usare le risorse liberate per ridurre il cuneo fiscale, così da diminuire il costo del lavoro e aumentare le buste paga. Ed invece quello che ci aspetta è un nuovo round di tasse sul reddito e sui consumi. E poi ci lamentiamo della sfiducia dei mercati.




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