Monday 10 September 2012

Democrazia ed economia - 1: Napolitano e le elezioni

Ormai non si sa più cosa dire per commentare le parole del Presidente della Repubblica. Dovrebbe essere al suo posto per garantire la difesa della Costituzione, invece pare sempre più chiaro che siede al Quirinale per garantire un certo tipo di classe politica ed un certo tipo di scelte economiche.
Non ha battuto ciglio, anzi ha applaudito, quando si violentava la Carta con l'obbligo di pareggio di bilancio, legando mani e piedi a future maggioranze che non potranno, legittimamente, decidere di adottare una politica di deficit-spending, se così vorranno gli elettori.
Ancor peggio ha fatto nello scorso weekend, quando ha ammonito i partiti in vista delle prossime elezioni. Voi confrontatevi pure in campagna elettorale, ma ci sono comunque io a vigilare che gli impegni presi con l'Europa - fiscal compact, tagli, etc etc - vengano rispettati. E perchè mai? Se una maggioranza di elettori votasse per partiti contrari a questi provvedimenti, che autorità potrebbe mai avere Napolitano per impedire i cambiamenti? Ancor di più, se ci fosse un voto chiaro di uscita dall'Euro, Napolitano potrebbe usare tutta la sua moral suasion, ma dovrebbe rispettare i risultati elettorali. Perchè, almeno finora, la democrazia si basa su quel che decidono gli elettori, non su cosa vuole il Presidente della Repubblica, Monti o i mercati internazionali.
Non si tratta di un giudizio di merito su certe politiche - che sono comunque sbagliate - ma di un problema di metodo che nulla ha a che fare con la democrazia. Anzi, l'obiettivo pare proprio svuotare di qualsiasi contenuto prettamente politico le prossime elezioni, che dovrebbero essere consultazioni per approvare, comunque, l'operato della classe dirigente. Una sorta di elezioni sovietiche, come quelle cui si era abituato Napolitano da giovane.
Per fortuna questo orribile settennato sta finendo, speriamo con un normale semestre bianco e non con un golpe dello stesso colore. 

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