Thursday, 8 November 2012

Ad Atene è sempre la stessa storia: botte e tagli

Cambia il governo, rimane lo stesso approccio. Samaras e i suoi fratelli - inclusi gli ex comunisti di Sinistra Democratica - avevano promesso di rinegoziare il pacchetto di tagli imposto dall'Europa. Il premier aveva pure fatto il giro della cancellerie col cappello in mano. Niente da fare. Altro giro, altro regalo. Innalzamento delle pensioni, licenziamento degli statali, riduzione di pensioni e stipendi, blocco del turnover (come se ce ne fosse bisogno: senza soldi e con l'innalzamento dell'età pensionabile, prima che si assuma nel settore pubblico passerà un decennio). Questo perché l'Europa ha detto che bisogna ridurre debito e deficit - ahimè, grazie alla recessione imposta da Berlino e Bruxells debito e deficit sono  ormai fuori controllo e stanno continuando a salire vertiginosamente, il debito sfiorerà il 190% del PIL quest'anno e lo sfonderà l'anno prossimo. Ribadiamolo: grazie alla UE e non per colpa dei cittadini greci.
I nostri governi se ne fregano altamente che i nazisti stiano diventando una forza politica rilevante - le cose andranno peggio ora dopo che anche gli stipendi dei poliziotti, per la prima volta dall'inizio della crisi, sono stati tagliati. Non basta: la maggioranza di Samaras è andata in pezzi: nel PASOK ed in Nuova Democrazia ci sono stati diversi ribelli che hanno votato contro i nuovi tagli. E Sinistra Democratica si è astenuta. Risultato: pacchetto approvato con 153 voti su 300. Paese ingovernabile, maggioranza alla canna del gas. E in piazza Syntagma idranti, lacrimogeni e manganelli. Chissà se la Merkel si ricorderà della sua infanzia in Germania Democratica. Forse no, almeno lì il lavoro c'era e le pensioni le pagavano.

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