Thursday, 17 November 2011

Da Bologna alla Bocconi

Nell'immaginario popolare Monti viene visto come uomo della Bocconi e questo ci comunica subito qualcosa. Serio, certo. Preparato, ci mancherebbe. Ma anche conservatore e liberale. La Bocconi gode di ottima fama, e a ragione, ma è sempre stata una fucina della classe dirigente conservatrice, da Giavazzi a Zingales e Alesina, a Profumo, Passera (guarda un pò) e Tronchetti-Provera. Capiamoci, una classe dirigente di alto profilo, di visione internazionale.
Ma legata ad un certo sistema di pensiero, quello liberale e mercatista, che non può essere, e non è mai (checchè ne dicano Giavazzi ed Alesina) di sinistra. Per la scuola Bocconi vale la definizione che Rosy Bindi ha dato di Matteo Renzi, "tardo blairismo". Che l'Italia abbia bisogno di uscire dal sistema di corporazioni che l'attanaglia non ci sono dubbi, che sia il liberismo ad essere la medicina giusta è assai più discutibile.

Con l'ascesa di Monti sembra si abbandoni definitivamente quell'approccio a metà tra socialdemocrazia e mercato ben temperato che è stato da sempre la cifra dell'altra grande scuola di economia italiana, quella di Bologna. Una scuola legata al mondo cattolico del Mulino ma che non a caso è sorta nella rossa Bologna, per decenni l'esempio del buon governo comunista (ma in realtà da sempre socialdemocratico nella sua miglior versione). Una scuola che ha dato molto alla politica italiana, da Beniamino Andreatta, il patriarca del gruppo, fino naturalmente a Romano Prodi, passando per Paolo Onofri ed anche non economisti come Arturo Parisi.
Vi era in quella corrente di pensiero, grande attenzione al sociale, al lavoro, alla necessità di unire modernizzazione e sostenibilità economica. Vi era inevitabilmente una componente fortemente progressista, ideale punto d'incontro tra tradizioni diverse che è stata la base del primo Ulivo.
Ora si volta pagina, non solo in Accademia. L'arrivo di Monti, primo premier liberale della Repubblica, segna l'inizio di una nuova era, di una svolta conservatrice che non fa presagire nulla di buono.

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