Friday 4 May 2012

Revisionismo storico-finanziario

La memoria di economisti e banchieri non pare essere molto lunga. Come ben sappiamo, dopo appena qualche mese dalla crisi le grandi banche d'affari ricominciarono a pagare bonus giganteschi ai propri dirigenti immaginandoli incolpevoli, e dopo un paio di anni gli economisti e i politici hanno ricominciato a richiedere più mercato e meno lo stato per risolvere una crisi iniziata proprio dal mercato.
Ma Mervin King, il governatore della Banca d'Inghilterra ha raggiunto una nuova vetta di revisionismo. Pochi giorni fa, parlando della crisi, è riuscito nell'impresa di dire che "avremmo dovuto gridare dai tetti" per avvertire del pericolo che stavamo correndo.
Una bizzarra assunzione di responsabilità che equivale a dire che lui e i suoi associati avevano capito tutto ma che non avevano alcun potere per prevenire la crisi, se non quello di denunciarla pubblicamente. Tutta colpa del governo dunque.
Il problema è che, a meno che non si tratti di un clamoroso caso di omonimia, Mervin King è lo stesso che nel 2007, a pochi mesi prima dell'inizio della crisi, ebbe a dire che la stabilità economica era ormai raggiunta, e non certo grazie alla fortuna. Non solo. Nello stesso anno, ad Agosto, elogiò la forza del sistema bancario, "molto più solido che in passato, proprio perchè i rischi non sono più presenti nei bilanci delle banche e sono stati presi da persone che vogliono assumersi questi rischi e sono meglio capaci di gestirli".
Bravo! Nel 2007 le banche erano efficienti e la Bank of England aveva la situazione sotto controllo, certo non per caso ma grazie agli sforzi dello stesso Mervin. 5 anni dopo, invece, abbiamo finalmente capito che il "Re" dei banchieri aveva capito tutto in anticipo e che purtroppo non ha avuto la possibilità di fermare il collasso.
Ecco, forse in questo caso, invece dell'etica protestante di Weberiana memoria, ci vorrebbe un pò più di senso dell'onore di sapore giapponese. Tipo l'harakiri.

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