Sunday, 4 March 2012

Banche, profitti e soldi pubblici

Interessante intervista rilasciata da Mussari, il presidente di Abi, al Corriere. Nel passaggio fondamentale, Mussari, che non riesce a spiegarsi l'ostilità diffusa contro le banche, spiega perchè gli interventi legislativi del Parlamento sui costi delle commissioni bancarie sono inaccettabili.

Se tutti, Parlamento/Monti/Passera stanno operando con onestà intellettuale, dove risiede la causa di un conflitto così lacerante?
«Non è chiaro che le banche sono imprese e hanno il diritto/dovere di fare profitti. Non possiamo essere servizio pubblico perché è in contrasto con la nostra natura giuridica e i milioni di azionisti che abbiamo, perché cozza con le scelte privatistiche che il Paese ha fatto per tempo e il modello adottato in tutto il mondo. In più le ricordo che mentre nel resto d'Europa gli Stati hanno usato i pacchetti anticrisi per salvare le banche, spendendo duemila-miliardi-di-euro, da noi i soldi sono stati impegnati per tamponare gli effetti sociali della crisi. Le pare un merito da poco?»

Ma è proprio un sindacalista, Raffaele Bonanni, a invocare una legge che fissi la funzione sociale delle banche.
«Bonanni non dice mai cose banali ma una legge no. Le banche sono imprese private capaci di far propri obiettivi di responsabilità sociale. La nostra rotta guarda all'economia reale ma se non siamo capaci di remunerare il capitale dove prendiamo le munizioni da dare alle imprese?» 


Onestamente, trattasi di una intervista lunare cui non si può nemmeno sotto tortura riconoscere il beneficio della buona fede. Lasciamo stare la ridicola tutela dei piccoli azionisti - che non hanno potere in consiglio di amministrazione e magari potrebbero giovarsi di una riduzione degli stipendi dei vertici e degli sprechi di cosiddetta "rappresentanza" che le banche macinano come nulla fosse. Concentriamoci invece sul diritto-dovere di fare profitti e di non essere un servizio pubblico. Si potrebbe pure esser d'accordo, se non che il bail out delle banche nel 2008 è stato fatto sulla base proprio dell'idea che le banche sono un servizio pubblico, altrimenti sarebbero fallite come qualsiasi altra impresa privata che ha fatto investimenti rischiosi.
Mussari pensa di cavarsela dicendo che le banche italiane non hanno preso soldi pubblici, ma mente. Vero, non c'è stato bail out diretto, ma sa benissimo che senza il salvataggio delle banche anglo-americane sarebbero andate a picco anche le nostre. Ma lasciamo pure stare l'effetto indiretto. Ci spieghi invece i soldi che prende dalla BCE all'1% e presta a sei volte tanto. Non sono soldi pubblici? Quale altra impresa privata ha questa possibilità? Chi viene finanziato ad un tasso ridicolo direttamente da un ente pubblico? Soltanto, forse, alcune imprese pubbliche in Cina. Che infatti hanno obiettivi politici e non solo di profitto.
Se con questo supporto pubblico e questo vantaggio che non ha nulla a che fare col mercato, le banche italiane non sono capaci di remunerare il capitale, di chi è colpa? Mussari pensa davvero che il sistema bancario possa continuare a prendere soldi pubblici e poi sottrarsi a qualsiasi tipo di regola, "no, la legge no"?
Bisogna dar loro i soldi e poi fidarsi? E' questa l'idea? In che maniera son capaci le banche di far propri obiettivi di responsabilità sociale, quando la corporate social responsability di quasi tutte le banche è a livelli ridicoli, quando gli investimenti socialmente responsabili sono marginali al sistema, quando la primaria funzione sociale, il credito all'impresa (per cui ricevono cash all'1%) passa sempre in secondo piano?
Davanti a queste incredibili pretese, non sarebbe ora di nazionalizzare le banche? Così non ci sarebbero obblighi di remunerare il capitale e si potrebbero finanziare le imprese al costo effettivo del denaro, l'1%. Non bisogna essere nobel in economia per capire l'effetto che questo avrebbe sugli investimenti....

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