Thursday 29 March 2012

Recessione in Italia, crisi in Spagna....e poi?

Che succede? Non ci avevano forse detto che la cura Monti stava avendo effetto? Che l'economia reale ci avrebbe messo ancora un pò a riprendersi ma eravamo sulla strada giusta, mentre lo spread sarebbe continuato inesorabilmente a calare?  E lo stesso pareva vero per la Spagna.
In effetti, per qualche mese lo spread era calato, anche se i motivi andavano cercati a Francoforte, piuttosto che a Roma o Madrid. Le banche, copiosamente innaffiate dalla BCE, si erano infatti rimesse a comprare titoli pubblici, come confermato dai dati di Febbraio: credito al settore privato sostanzialmente immobile (+0.7%, solo +0.4% all'industria), crescita rapida (+6%) negli acquisti di titoli di stato ad alto rendimento (compresi quelli greci e portoghesi, i cui acquisti sono aumentati a dismisura). Ma non poteva durare, ed ecco che nel giro di una decina di giorni lo spread è tornato a livelli più che preoccupanti.
Forse davvero qualcuno si illiudeva che si potessero mettere a posto i conti e stabilizzare l'economia con una finanziaria da 30 miliardi quando il debito italiano è 60 volte maggiore?
In realtà i fondamentali macroeconomici di Spagna e Italia stanno peggiorando. Pagano meno interessi sul debito, ottima notizia, ma la disoccupazione aumenterà durante l'anno, diverse compagnie falliranno e le entrate fiscali diminuiranno.
In Italia si sono riviste al ribasso le stime del PIL, -1.6% quest'anno. In Spagna, Rajoy aveva promesso che avrebbe diminuito il debito, ma tagli e tasse maggiori già pianificati non permetteranno di ridurre il deficit al 5.3% del PIL. I primi calcoli del governo spagnolo richiedevano risparmi per 32 miliardi di euro, in realtà, riviste le stime in base alla recessione (-2%) che la stessa manovra accellera, ce ne vorrebbero quasi il doppio. Impossibile. E così il deficit rimarrà ancora molto alto, costringendo il governo ad indebitarsi ulteriormente sui mercati.
Non c'è da sorprendersi e sarebbe bastato guardare oltre Manica per capire che l'austerity non funziona. Dopo due anni di cura Osborne, a forza di tagli e aumenti di imposte regressive, la Gran Bretagna è tornata in recessione (-0.4%). E di sicuro in questo caso non si possono imputare i problemi ad un mercato del lavoro troppo ingessato, tutt'altro. Più semplicemente, non esistono basi serie per confermare la teoria secondo cui liberando le forze del settore privato si rimetta in moto la crescita economica. Infatti, l'esatto contrario sta avvenendo, il mercato asseconda la crisi e licenziare o abbassare i salari potrà solo peggiorare le cose.
In parte i liberali hanno ragione, lo stato è parte del problema e non della soluzione. Almeno finchè a controllare la spesa pubblica saranno governanti ideologizzati che ignorano una lezione basilare di macro-economia: non si può tagliare quando si è in recessione.
Era dunque inevitabile che qualcuno, ad un certo punto, suonasse l'allarme e che il panico tornasse a diffondersi tra i mercati finanziari.
Ora il buon Monti si è messo perfino ad attaccare il sodale Rajoy, apparentemente non abbastanza deciso a tagliare spese e salari....mentre invece sono prorprio queste politiche che stanno riportando la Spagna verso il baratro. E la buriana sta tornando in Italia, magari giusto in tempo per costringere il PD a votare la legge Fornero.

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