Il ministro Fornero sta riuscendo nel compito quasi impossibile di far rimpiangere il suo predecessore Sacconi, una impresa veramente da titani.
Fornero pare molto attenta agli articoli da usare quando ci si riferisce alla sua regal persona - guai a dire LA Fornero - ma non ha altrettanta attenzione quando si tratta di tirare il collo ai lavoratori come fossero capponi a Natale. Prima, come l'eroina di un feuilleton di quarta serie, si mette a piangere annunciando i sacrifici dei pensionati, ma non si occupa neppure di salvaguardare le pensioni più basse, che se fosse dipeso da lei non sarebbero nemmeno state indicizzate.
Poi dichiara guerra ai sindacati, prima con minaccie, ieri addirittura con ricatti: o firmate o non diamo soldi ai lavoratori e li lasciamo in mezzo alla strada. Un linguaggio osceno di un ministro indegno.
La riforma da barzelletta che Fornero cerca di portare a casa è un proclama ideologico, sciocco e cieco. Il ministro vuol togliere l'art.18 (basta privilegi, pensate un pò) fingendo di ignorare che è un falso problema, che non proibisce certo il licenziamento per motivi economici, che difende semplicemente contro la discriminazione, che non ha nulla a che vedere con la flessibilità del mercato del lavoro. Soprattutto negando l'ovvietà che i bassi investimenti sono funzione della scarsa produttività (dove sono i soldi per ricerca e sviluppo?), della lentezza burocratica, della corruzione, delle tasse troppo alte. Cose di cui il governo si lava le mani.
In realtà, come qualsiasi commentatore serio potrebbe testimoniare, una seria riforma del mercato del lavoro richiederebbe, quella sì, una "paccata di miliardi" per garantire una vera copertura e soprattutto per garantire il training dei disoccupati. Altrimenti non cambierà nulla, anzi le cose peggioreranno. Una riforma di questa portata non si può fare, come ovvio, in periodi di recessione, quando ci sono meno soldi pubblici e quando la disoccupazione è in aumento. E non si può fare a colpi di decreto, perchè la famosa flex security danese funziona in un sistema di relazioni industriali completamente diverso, corporativo e non certo conflittuale come quello italiano.
Soprattutto in Danimarca hanno ministri più seri, non clown che vanno ad un tavolo di trattativa minacciando di tagliare i soldi messi a disposizione del governo, senza che questi soldi siano stati ancora stanziati. Fornero, col suo linguaggio da scaricatore, parla di "paccata" di miliardi perchè non sa il numero, e nemmeno sa dove verranno trovati. Chiederà a papà Monti che dovrà prendere in mano la cosa. Lei, intanto, potrebbe dimettersi.
Fornero pare molto attenta agli articoli da usare quando ci si riferisce alla sua regal persona - guai a dire LA Fornero - ma non ha altrettanta attenzione quando si tratta di tirare il collo ai lavoratori come fossero capponi a Natale. Prima, come l'eroina di un feuilleton di quarta serie, si mette a piangere annunciando i sacrifici dei pensionati, ma non si occupa neppure di salvaguardare le pensioni più basse, che se fosse dipeso da lei non sarebbero nemmeno state indicizzate.
Poi dichiara guerra ai sindacati, prima con minaccie, ieri addirittura con ricatti: o firmate o non diamo soldi ai lavoratori e li lasciamo in mezzo alla strada. Un linguaggio osceno di un ministro indegno.
La riforma da barzelletta che Fornero cerca di portare a casa è un proclama ideologico, sciocco e cieco. Il ministro vuol togliere l'art.18 (basta privilegi, pensate un pò) fingendo di ignorare che è un falso problema, che non proibisce certo il licenziamento per motivi economici, che difende semplicemente contro la discriminazione, che non ha nulla a che vedere con la flessibilità del mercato del lavoro. Soprattutto negando l'ovvietà che i bassi investimenti sono funzione della scarsa produttività (dove sono i soldi per ricerca e sviluppo?), della lentezza burocratica, della corruzione, delle tasse troppo alte. Cose di cui il governo si lava le mani.
In realtà, come qualsiasi commentatore serio potrebbe testimoniare, una seria riforma del mercato del lavoro richiederebbe, quella sì, una "paccata di miliardi" per garantire una vera copertura e soprattutto per garantire il training dei disoccupati. Altrimenti non cambierà nulla, anzi le cose peggioreranno. Una riforma di questa portata non si può fare, come ovvio, in periodi di recessione, quando ci sono meno soldi pubblici e quando la disoccupazione è in aumento. E non si può fare a colpi di decreto, perchè la famosa flex security danese funziona in un sistema di relazioni industriali completamente diverso, corporativo e non certo conflittuale come quello italiano.
Soprattutto in Danimarca hanno ministri più seri, non clown che vanno ad un tavolo di trattativa minacciando di tagliare i soldi messi a disposizione del governo, senza che questi soldi siano stati ancora stanziati. Fornero, col suo linguaggio da scaricatore, parla di "paccata" di miliardi perchè non sa il numero, e nemmeno sa dove verranno trovati. Chiederà a papà Monti che dovrà prendere in mano la cosa. Lei, intanto, potrebbe dimettersi.
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